Certosa di San Giacomo – Capri
La Certosa di San Giacomo a Capri è stata interessata da un intervento di recupero e messa in sicurezza del proprio deposito archeologico. L’Intervento rientra nella Programmazione finanziaria ai sensi dell’articolo 1, commi 9 e 10, della legge 23 dicembre 2014, n. 190 – annualità 2021-2023 – Importo Euro 128.137,01 ,00 oltre IVA e oneri di legge – CUP F75F21002510001.
Importo dei lavori: Euro 123 mila
R.U.P.: Dott. Luca Di Franco
Progettista e D.L.: Arch. Brunella Como

L’intervento della Soprintendenza riguarda i locali che costituivano anticamente la Spezieria della Certosa, posti all’ingresso del complesso monumentale, lungo uno dei muri di confine del “deserto” che separava la sede conventuale dal contesto circostante. La Spezieria è parte della prima fondazione della Certosa, avvenuta tra il 1371 e il 1375 per volontà del signore Giacomo Arcucci, molto influente presso la corte angioina – Maestro della Gran Curia sotto re Roberto e poi segretario e consigliere della Regina Giovanna -, per ringraziare della inaspettata e desiderata nascita del figlio maschio Iannuccio.
I locali si presentavano in uno stato di generale degrado e abbandono. L’esecuzione di indagini stratigrafiche e l’analisi di campionature al microscopio ottico sono state affiancate sul campo ad una precisa analisi visiva. In questo modo è stato possibile ricostruire le fasi costruttive dell’edificio e individuare la posizione delle originarie aperture e di quelle successivamente aggiunte. Sono stati rinvenuti lacerti di decorazione di natura ed epoca differente. Attraverso l’analisi dei documenti di archivio se ne è proposta una datazione, riferendosi sostanzialmente a due momenti differenti e particolarmente significativi della vita della Certosa: alla fine del Seicento, quando appunto nel 1681 si eseguirono importanti lavori di recupero e di completamento della Spezieria, dovrebbero risalire i quattro stemmi a basso rilievo simbolo della “farmacia”.
Si è inoltre affrontato il tema del recupero delle coperture in battuto di lapillo, rispetto al quale ci si è in primo luogo riferiti all’intervento eseguito dalla Soprintendenza negli anni ’90. Direttamente in cantiere, purtroppo, si è dovuto constatare che l’uso improprio e ripetuto di coperture a base di asfalto minerale ha comportato un’alterazione irreversibile del rivestimento di calce e lapillo. Si è dovuto pertanto optare per una malta premiscelata che rievoca l’impasto di calce e lapillo dei lastrici battuti ma che è additivata con prodotti che consentono l’aderenza alle superfici esistenti danneggiate dagli impropri manti di asfalto.
L’intervento ha previsto una tonalizzazione finale con tinta a calce.












Ultimo aggiornamento
12 Maggio 2025, 08:33