Corredi funerari – Nola
I contesti funerari da cui sono stati selezionati i reperti oggetto di restauro si collocano nell’area nord-ovest del suburbio dell’antica città di Nola, in provincia di Napoli. In particolare le sepolture selezionate dalla necropoli di via Antica Muraglia sono del tipo a fossa posta all’interno di un grande circolo di pietrame calcareo di grosse dimensioni, coperto probabilmente da un tumulo di terra, secondo un costume funerario attestato finora a Caudium e nella Valle del Sarno. I corredi di queste tombe si datano tra VIII e VII secolo a.C.

Dallo studio dei corredi nolani si evince come a partire dall’ultimo quarto dell’VIII secolo a.C. vi sia una chiara caratterizzazione delle sepolture sulla base del sesso del defunto; successivamente tali caratteri si arricchiscono di elementi legati ad aspetti culturali, in particolare dovuti ai contatti con elementi allogeni, non solo Greci, ma anche genti etrusche e popoli delle regioni centroitaliche e del versante adriatico.
Le donne vengono seppellite con abiti decorati con elementi in bronzo, con fibule talvolta con l’arco rivestito in ambra, con fermatrecce per i capelli, armille e anelli. Le sepolture femminili presentano anche un corredo vascolare costituito in gran parte da contenitori in impasto, alcuni dei quali probabilmente utilizzati per il rituale funerario stesso e a cui è possibile attribuire valori metafunzionali. Ad esempio, la grande olla per derrate alimentari potrebbe far riferimento al potere di accumulo da parte del gruppo familiare di appartenenza di una ricchezza che viene dalla proprietà terriera e che nel contesto domestico viene gestita dalla donna, il cui compito di spartire le carni potrebbe essere ricordato dal pugnale di ferro, non di rado rinvenuto nelle sepolture. La figura femminile viene inoltre delineata anche come tessitrice attraverso la deposizione di rocchetti e fusaiole.
La figura maschile viene invece connotata prevalentemente come guerriero, con la deposizione nella tomba di una spada con fodero che denoterebbe l’appartenenza del defunto ad un’élite fortemente legata al mondo greco. La presenza dell’elemento greco è inizialmente indiziata solo tramite l’acquisizione di oggetti esotici, come gli scarabei in faïence e le kotylai tipo Thapsos e protocorinzie, di provenienza pitecusana, successivamente tramite la presenza di oggetti che indicano l’acquisizione di prassi sociali, quali ad esempio quella del banchetto e del consumo del vino come elemento di aggregazione sociale.
Nel corso del VII sec. a. C. nei corredi funerari si osserva una sempre maggiore presenza di oggetti di corredo provenienti da Cuma o da Pithekoussai, come le coppe e le brocche d’argilla figulina per il consumo del vino, o le pissidi corinzie. L’oinochoe, attestata nei tipi della produzione protocorinzia, viene ampiamente imitata dalla ceramica locale di argilla depurata ma anche da quella d’impasto, che talvolta si ispira per le decorazioni a modelli realizzati in metallo prezioso.
Nel VII secolo inoltrato l’autorappresentazione dei defunti attraverso i corredi funerari diventa specchio della crescente complessità socio-culturale contemporanea, che evidenzia da un lato il mantenimento di tradizioni locali consolidate e dall’altro l’acquisizione di elementi culturali allogeni. Un caso esemplificativo è la comparsa nei corredi maschili del calderone di bronzo, status-symbol aristocratico mutuato dall’ambiente greco-euboico della vicina costa, dove questo contenitore è legato al consumo di carne, prerogativa degli aristocratici e degli eroi per il loro legame con il banchetto e con la sfera rituale. Si registra inoltre la crescente presenza di ceramica greca o d’imitazione greca, che mette in evidenza un contatto tra le due parti sempre più costante e profondo.
Bibliografia
Cesarano M., Nola. La “città nuova” della mesogaia, in M. Osanna, S. Verger (a cura di), Pompei e gli Etruschi (Pompei, Palestra Grande 12 dicembre 2018- 2 maggio 2019), Milano 2018, pp. 173-177.
























Ultimo aggiornamento
12 Maggio 2025, 12:23