Ex Eremo dei Camaldoli – Vico Equense
L’Eremo Camaldolese è situato a circa 400 metri sul livello del mare, nella contrada di Astapiana, in uno dei più popolosi casali compresi nel territorio di Vico Equense, caratterizzato da una continuità di insediamento fin dall’epoca romana.

Il Monastero venne fondato in questo luogo probabilmente per la sua lontananza dal centro abitato, ma in special modo perchè il terreno fu liberamente donato, senza alcuna condizione, da tal Zaffarano o Zafferano. Nel 1607 conclusa la costruzione, l’eremo fu eretto in priorato. L’accesso all’eremo avviene attraverso una bassa torre merlata, che superando un ampio vano ad arco, successivamente ridotto mediante una tompagnatura, porta ad un largo piazzale. Alla sua destra e alla sua sinistra sono due bassi corpi di fabbrica, la cui funzione potrebbe essere stata in antico di altra foresteria, infermeria o latro luogo prescritto dalla regola. La particolare distribuzione delle fabbriche sull’ampio terreno suggerisce ancora una volta la sua funzione di cenobio. Le dodici cellette disposte simmetricamente in duplice fila, avevano ognuna un piccolo giardino, di cui ogni monaco aveva cura. Normalmente un corridoio all’interno della cella, la divideva in quattro piccoli vani adibiti, i primi, a vestibolo e legnara, i secondi, a camera da letto e oratorio con altarino per le preghiere, di cui possiamo citare una traccia ancora oggi visibile. Oggetto di intervento è la porzione, originariamente destinata ad Infermeria, della Grande Foresteria dell’ex Eremo Camaldolese di Vico Equense in località Astapiana, fondato nel 1604. Con Decreto del 23/11/1987, ai sensi della Legge 1° giugno 1939 n. 1089 sulla tutela delle cose di interesse artistico o storico, il bene è stato dichiarato di interesse particolarmente importante.
Il corpo di fabbrica dell’Hospitio ha subito nel tempo infiltrazioni di acqua piovana provenienti dalla mancata tenuta del tetto. Le infiltrazioni sono determinate dallo scorrimento dei coppi delle falde, che hanno imbibito l’intonaco delle volte il cui intradosso presenta uno stato generale di grave degrado dello strato di intonaco. I pianciti maiolicati inesorabilmente non si sottraggono alla progressiva aggressione degli agenti di degrado dell’ambiente in cui sono inseriti. I danni di natura antropica, come l’usura dovuta al calpestio, amplificano l’inesorabile il processo di invecchiamento. I pavimenti ottocenteschi dell’Hospitio di Astapiana manifestano lievi danni da consunzione derivanti dal calpestio, che ha progressivamente assottigliato lo strato decorato smaltato fino a scoprire, prevalentemente lungo i bordi e negli spigoli, il supporto fittile. Tali lacune, tuttavia non incidono sulla lettura della trama ritmica e regolare delle varie partiture ornamentali, pertanto si è optato, in fase di progetto, per il non intervento, ritenendo che gli interventi di prevenzione e di manutenzione possano limitare l’incidenza del deterioramento sui manufatti.
Obiettivo progettuale è la riqualificazione del bene per conseguirne un maggior livello di sicurezza e di fruibilità e garantirne la conservazione della sua consistenza fisica, delle parti di pregio e degli elementi che hanno contribuito a leggere tale manufatto come un unicum all’interno del patrimonio architettonico storico a noi trasmesso. La struttura analitica di progetto vede due distinti interventi sul bene gerarchicamente predisposti in ordine a riconosciute esigenze di salvaguardia del bene. Il primo progetto interviene sulle strutture dell’edificio, rispondendo ad un’esigenza di prioritaria sicurezza strutturale e alla necessità di collegare i due livelli dell’edificio. L’esplorazione progettuale ha risposto alla necessità di collegare direttamente i due livelli dell’edificio, introducendo una scala in acciaio corten. Al fine ulteriore di consentire la visita dell’antica cisterna posta al piano inferiore dell’Infermeria dell’Eremo, è stata prevista una passerella in acciaio sospesa che permette di “attraversarla”, collegandone le estremità e guidando il visitatore verso le parti esterne dell’edificio dove erano le celle dei monaci camaldolesi. L’introduzione della passarella e della scala disegnano un nuovo tessuto connettivo che permetterà un miglioramento sensibile della fruizione degli ambienti interni dell’edificio e, di questo, con le sue parti esterne. Il progetto prevede il consolidamento dell’intonaco con prodotti a base di calce ed il rifacimento degli impianti tecnologici, ormai obsoleti.
Ultimo aggiornamento
12 Maggio 2025, 08:33