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Santuario della Madonna dell’Arco – Sant’Anastasia

Il Santuario della Madonna dell’Arco, situato a Sant’Anastasia (NA), è un’importante chiesa neoclassica a croce latina risalente ai primi del 1600. Recentemente, la chiesa è stata oggetto di restauro delle facciate, ma presenta all’interno condizioni problematiche principalmente dovute all’umidità di risalita e alla vetustà dei materiali.

Il Santuario: l’interno

L’interno della chiesa è caratterizzato da tre navate: una centrale e due laterali. Le navate laterali, precedentemente costituite da cappelle, sono interessate da un fenomeno complesso di distacco dei rivestimenti in marmo alla base dei pilastri e degli intonaci. Questo rigonfiamento è dovuto all’ammaloramento della malta copriferro della struttura in cemento armato sottostante, realizzata negli anni ’50 del secolo scorso, a seguito della demolizione delle cappelle laterali. A causa dell’umidità ascendente, i distacchi sono presenti per un’altezza non superiore ai due metri, e non interessano né le arcate né le volte, ma si manifestano puntualmente sugli altri tre lati dei pilastri. Anche la cripta del santuario mostra evidenti fenomeni di degrado causati dalla forte presenza di umidità. L’abside ospita l’Altare Maggiore in marmi policromi del ‘700, dedicato a San Giacinto di Polonia, e un coro ligneo finemente lavorato del ‘600, sormontato dall’organo settecentesco inglobato nel grande organo realizzato nel 1963.

Negli anni, il santuario ha subito vari restauri e modifiche. Nel 1945 furono eliminate le cappelle laterali per creare le attuali navate laterali, e nel 1960 furono effettuati importanti interventi esterni. Nel 1968 fu installato un nuovo organo a canne, e nel 1991 furono aggiunte nuove campane. Nonostante queste opere, l’interno del santuario manifestava evidenti fenomeni di usura e degrado. Gli interventi messi in atto riguardano nello specifico lavorazioni di tipo OG2 e OS2A, in generale mirando al contrasto del fenomeno dell’umidità di risalita, alla risoluzione del rigonfiamento dei pilastri ed interventi puntuali su pilastri come rifacimento di intonaci in alcuni punti o nella cripta, oltre che un intervento sulla pavimentazione del tempietto, comprendendo l’installazione di sistemi volti a contrastare l’umidità di risalita.

L’affresco raffigurante la Madonna dell’Arco e il suo restauro

L’affresco raffigurante la Madonna con Bambino, databile alla prima metà del XV sec., era realizzato su un pilastro di un acquedotto romano.

Si narra che nel 1450, a causa di una pallonata, l’immagine della Madonna iniziò a sanguinare, divenendo ben presto meta di pellegrinaggi e venerazione. Dopo l’evento miracoloso, fu costruita una edicola con altare. Verso la metà del XVI secolo, l’edicola versava in uno stato avanzato di degrado a causa delle intemperie e al furto di alcuni frammenti del muro su cui era affrescata l’immagine. Per tale motivo, dalla fine del XVI sec. si è proceduto alla costruzione di un edificio di culto che contenesse all’interno il pilastro sul quale è dipinta l’effigie della Madonna. Nel 1618, al fine di abbellire e proteggere l’affresco della Madonna, l’architetto Bartolomeo Picchiatti progettò il tempietto a forma di tabernacolo, racchiudendo al centro l’immagine della Madonna, ridimensionandola, al fine di centrare la cornice intorno all’affresco e l’intero tempietto in modo simmetrico con la costruzione del Santuario e della Cupola. L’immagine della Madonna, quindi, fu tagliata sul lato superiore e destro e incorniciata da marmi policromi commessi e pietre preziose.

Nel 1709 fu realizzato il cupolino a copertura del tempietto, decorato con dieci putti lignei scolpiti, otto posti agli angoli del tempietto, con in mano i simboli delle virtù di Maria, e due in cima al cupolino a reggere una stella. In questo periodo fu anche realizzato lo splendido paliotto d’altare in tarsia marmorea posto ai piedi del trono della Madonna.
L’affresco è stato oggetto di un’approfondita campagna diagnostica nel 2022 che ha permesso di individuare sia la tecnica esecutiva sia le cause dei fenomeni di degrado, dati utili alla scelta delle metodologie più appropriate per l’intervento di restauro.

Il restauro, finanziato con fondi PNRR e terminato nel marzo 2025, ha avuto lo scopo di arrestare i processi di degrado principalmente attribuibili alla forte umidità di risalita ed all’ultimo intervento di restauro avvenuto nel 2000.
L’affresco si presentava, infatti, interessato dalla presenza diffusa di efflorescenze e subflorescenze saline che ne impoverivano la superficie pittorica, disgregandola. Le analisi diagnostiche hanno rivelato anche la presenza di una sostanza acrilica sulla superficie e di numerosi ritocchi pittorici.
Il restauro, nel rispetto del principio di minimo intervento e di ritrattabilità, ha riguardato principalmente l’estrazione dei sali solubili dalla superficie ed il consolidamento della pellicola pittorica con prodotti formulati in nanoparticelle di ultima generazione, compatibili e traspiranti. La pulitura della superficie e la rimozione dei ritocchi pittorici, presenti sui volti della Madonna e del bambino, ha permesso la restituzione della corretta gamma cromatica chiaroscurale, recuperando l’originale espressione della Vergine.

Ultimo aggiornamento

9 Maggio 2025, 12:46